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TORMENT: recensione ed intervista al cast!

Aggiornamento: 5 mar 2022

Il film è da poco terminato, ed io sono ancora scossa. Mai titolo fu più appropriato e, soprattutto… mai così “avvolgente”; si, perché il TORMENTO che vivono i personaggi sullo schermo (solo 3 attori, ognuno col suo personale “tormento”) si espande a macchia d’olio attorno a noi, poi ci penetra e ci toglie il respiro.

E’ un film che non credo mi scrollerò facilmente di dosso e ora capisco le recensioni che lo han definito fra i titoli più estremi mai fatti; allo stesso tempo devo dire che di scene “gore” e sanguinose, qui ce ne sono solo un paio; quindi pochissimo sangue. Eppure…

La trama è semplicissima: un ragazzo – probabilmente un marchettaro dall’aria terribilmente Pasoliniana – approfitta del sonno post-coito del suo “cliente grassone” per curiosare e frugare un po’ nella di lui casa. Trova qualche soldo e qualche dose di eroina che gli fa gola, ma qualcosa lo distoglie dal proseguire coi suoi piccoli furti: dei gemiti e mugolii che vengono da dietro una porta chiusa. In quella stanza, il nostro marchettaro troverà il suo fatale destino. In quella stanza c’è qualcuno che come lui, ma prima di lui, è stato li a fare sesso con quell’uomo grassoccio; a drogarsi in quella casa ammuffita; qualcuno che quella casa ammuffita però non la ha più lasciata… anche a causa delle gambe spezzate, e ora in cancrena. E’ un attimo: il grassone gli è dietro e lo tramortisce a forza di botte. Non so descrivervi quanta violenza ci può essere anche senza sangue, non so raccontare quanto “qualche percosse” ben assestata – e ben filmata – possa far “male” più di 100 coltellate.

Adesso il nostro marchettaro è li, prigioniero in quella casa assieme all’altro ragazzo moribondo, che però ancora non ha finito di scontare il suo “tormento”.

Alla prigionia “fisica” dei due ragazzi, si alterna la prigionia “emotiva” del protagonista psicopatico, nella mente quale ci immergiamo solo in alcune angoscianti sequenze (fortissima a riguardo, la scena nel sotterraneo, dove il “mostro” culla e conserva i cadaveri a cui è più affezionato). Il disagio, repulsione e compassione che ho provato per questo simulacro di GACY mi ha fatto ricordare che pesanti emozioni simili le provai per il MANIAC di Lustig.

Crudo, minimalista e a tratti psichedelico, questo TORMENT è un magnifico esercizio di stile che scorre velocemente senza ricorrere mai all’uso di una parola, di un dialogo o di una voice over. Importante quindi il ruolo della musica (composta da Mauro Crivelli) che a tratti invadente, a tratti evanescente, accompagna in maniera ossessiva ma perfetta lo sviluppo narrativo, offrendosi come un efficace contrappunto sensoriale. Mi son ritrovata a canticchiare il bellisimo tema dei titoli di testa… spero ne facciano una versione estesa!

La figura del clown qui, non vuole essere lo stereotipo che fa paura: Il trucco è minimale – come il costume – e non presenta connotazioni orrorifiche; piuttosto vuole essere la archetipica “maschera tragica” che nella scena finale, ci ricorda tantissimo la famosa Vesti la giubba (più conosciuta come Ridi, pagliaccio) l’aria dell’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, che viene intonata dal protagonista Canio mentre si prepara per la commedia nel ruolo di Pagliaccio, nonostante abbia appena scoperto il tradimento della moglie. Quest’aria nell’opera rappresenta il concetto di “clown tragico”, colui che sostiene il suo ruolo comico senza mostrare alcun turbamento, ma che interiormente vive un dramma lancinante.

Misurate e realistiche le recitazioni degli esordienti Matteo De Liberato (Gacy) e Rikky Fiore (la vittima) alle quali sono affidate prove davvero difficili… che definirei come dei giochi di equilibrismo dove, almeno sulla carta, era quasi scontato cadere rovinosamente. Gli effetti speciali sono artigianali e convincenti: dai make up iperrealistici delle ferite a quelli più surreali delle visioni oniriche, compresi alcuni giochi “registici” che ci mostrano la macchina da presa macchiata di sangue durante una fellatio “necrofila” con una testa decapitata, e l’interno di un ano (si, proprio così) “violato” dal collo di una grossa bottiglia in vetro.

Mai volgare, mai gratuito, mai insicuro delle sue idee malsane, TORMENT ha decisamente meritato la vittoria come MIGLIOR FILM del NIGHTMARES FESTIVAL in Ohio… ma significativo è che un film così estremo e libero sia stato votato come il migliore di tutti i titoli della competizione (fra cui l’horror comedy HOUSE SHARK di Ron Bonk e ROCK, PAPER DEAD del leggendarioTom Holland!); il vento sta cambiando, e forse è davvero arrivato il momento in cui l’horror smetterà le pretenziose vesti del “politicamente corretto” per tornare ad essere vietato ai minori e a fare paura!

Periodo d’oro questo, per i CLOWNS dell’orrore; mettendo da parte il pluri-discusso IT (ma a me incuriosisce non poco anche TERRIFIER – tratto dall’omonimo corto), considerando il trionfo di TORMENT al NIGHTMARE FEST e le positive recensioni, la vostra Antonietta Masina è andata a fare “2 chiacchiere” virtuali con il protagonista del film e gli autori… in attesa di fare una dettagliata recensione!

TORMENT è un film liberamente ispirato alle vicende del serial KILLER John Wayne Gacy uno dei più “prolifici” e sadici della storia, nonché uno dei più inquietanti: Gacy spesso uccideva tra-vestito da POGO il clown, un alter ego creato da lui stesso per intrattenere bambini durante fiere e feste di beneficenza. Questa figura sembra aver ispirato, fra l’altro, proprio Stephen King per creare “Pennywise” il clown.



AM – Adam Ford, hai diretto – prima di questo horror – un porno con Roberta Gemma che è diventato un piccolo cult nel suo genere IL MUSEO DELLA CARNE, e sei stato a tua volta porno attore…. fra l’altro partner di Miti come Sofia Gucci e Jessica Rizzo, nonché la Gemma stessa in HYDE’S SECRET NIGHTMARE… come ti sei trovato a passare alla regia di un horror estremo con tematiche – fra l’altro – omosessuali?

AF – Beh, TORMENT è un film HORROR a tutti gli effetti… così come IL MUSEO è un film ADULT a tutti gli effetti, quindi con le dovute caratteristiche che differenziano e contraddistinguono i due generi! Il mio approccio registico è stato però sempre lo stesso: amo la fotografia curata, la recitazione realistica e le trame con diverse sfumature… e questo script è pazzesco; quando l’ho letto ho detto… WOW! Riguardo le scene di “sesso”… sebbene molto verosimili, sono simulate. Non sono omofobo e non ho nessun problema a vedere uomini nudi. Anche Matteo e Ricky han fatto un ottimo lavoro, e mi ha fatto piacere vedere l’affiatamento e il divertimento che c’era fra loro nonostante contatti così intimi, ma sempre rispettosi. Nonostante il film sia un PUGNO allo stomaco, prima, durante e dopo il set c’erano solo risate e buon cibo.

AM – Quante sfumature ci sono in TORMENT?

AF – Molte: si passa dal dramma psicologico all’horror, con qualche bizzarro spiraglio fantascientifico appena suggerito… è una curiosità SCOOP quella che ti dico, ma con Domiziano (che ha scritto la storia, NDR) volevamo suggerire che la mente del malcapitato rapito, per accettare la realtà terribile che sta vivendo, sogna… immagina… di essere stato rapito dagli alieni.

Volevamo che la cosa fosse solo accennata e Domiziano – che ha curato anche la fotografia – è stato molto bravo a disegnare le sequenze oniriche con quei colori fluorescenti e così diversi dal resto del film. In alcuni sogni vediamo che l’aspetto del CLOWN è diverso: è quasi quello di una creatura aliena con artigli ed il viso che non è più un trucco, ma una deformità.

Anche la figura del ragazzo che sussurra alla vittima di stare calmo e tornare a casa è una immagine presa direttamente dai racconti di chi sostiene di essere stato “rapito dagli alieni”, dove un ologramma umanoide cerca di calmare gli addotti per far accettare loro più serenamente gli esperimenti. La musica, in questo film è molto minimalista ed elettronica proprio per creare un distacco sensoriale emotivo fra immagini e situazioni e Mauro Crivelli è stato bravissimo.

AM – E la tua carriera di porno attore?

AF – Nulla che rinnego: son sempre stato incuriosito dal mondo del porno… è stata una delle mie più grandi passioni assieme alla musica, il sesso, lo sport ed il cinema. Mi sono cimentato in tutti questi campi, non amo inquadrarmi in una cosa sola, forse perché ho paura di annoiarmi.



AM – Domiziano Cristopharo, regista e, oramai anche produttore… questa TRILOGIA DELLA MORTE sembra essere una idea vincente davvero: Il primo film (SACRIFICE, diretto da Poison Rouge) diventa il quarto AMERICAN GUINEA PIG e ora questo secondo segmento che è già un titolo ricercatissimo prima ancora di esser distribuito!

DC – Si, devo dire un anno fortunato. Son stato felice di aver condiviso questo progetto con 2 amici e due persone che stimo tantissimo come Poison Rouge e Adam che ho visto crescere professionalmente e mi son sempre stati accanto nelle sperimentazioni filmiche più folli (Flesh Mannequins, Hyde’s, POE). Vederli in qualche modo “debuttare” entrambi su film così difficili è stato emozionante, e dal loro fresco approccio alla regia ho imparato anche io cose nuove. La trilogia si conclude col film XPIATION che dirigo io stesso e le cui riprese son finalmente in fase di chiusura.

AM – Hai scritto anche la sceneggiatura, quanto c’è di biografico?

DC – Tutto e niente. Il nostro Gacy è l’incarnazione del male assoluto, è nero e non bianco come POGO il clown originale, e la trama non racconta un fatto di cronaca realmente accaduto, ma è una somma di tutte le perversioni del noto Killer.

AM – Un ricordo del set particolarmente intenso?

DC – Il freddo… abbiamo girato fra Friuli e Slovenia… a dicembre! La luce calda e le nudità ostentate, donano al film una calda dimensione “primaverile”, ma in realtà c’erano 2 gradi e abbiamo portato a termine le riprese tutti con qualche malanno.

Indubbiamente il vero protagonista, la voce che mi incuriosisce più ascoltare è quella del giovanissimo Matteo de Liberato, che incarna il terribile Clown del film.



AM – Matteo, qui sei al tuo primo lungometraggio; come è stato esordire in un ruolo impegnativo come quello di GACY in Torment? Quanto c’è di biografico e quanto di creativo in ciò che vediamo?

MdL – La prima cosa che ho pensato quando mi è stato proposto di essere un super cattivo è stata “Cazzo! Il mio primo ruolo non sarà in una fiction italiana bensi in un cazzuto horror”… e poi gioia. Ripreso dal piacevole choc mi sono reso conto che la parte richiedeva una concentrazione sia fisica che mentale elevata, ma ho accettato la sfida e mi sono buttato a capofitto nello studio. Nel film Gacy viene raccontato nella maniera più viscerale delle sue gesta, quindi biograficamente non dovevo cambiare nulla, mentre dell’aspetto creativo ho provato a far emergere il malessere e la continua solitudine che personaggio prova, sopratutto in alcune scene, anche per cercare di renderlo umano e con sentimenti… perché, si anche i mostri hanno sentimenti!

AM – Come ti sei trovato sul set con i tuoi partner di scena, e come hai affrontato la durezza e l’esplicita sessualità presentata?

MdL – Da premettere che abbiamo girato molte scene a temperature glaciali, quindi freddo! Avevamo questo rito prima di girare: prenderci un The con lo zenzero e parlare di star, specialmente donne della musica italiana anni ’80. Ero il più piccolo sul set, quindi venivo trattato come il fratellino a cui badare: tutti super disponibili e gentili, automaticamente dopo pochi giorni mi sentivo a casa, senza inibizioni ne pudore pur girando scene “oscene” con “sconosciuti”.

AM– Conoscevi già la vita/storia di questo serial Killer? Cosa ti ha colpito di essa?

MdL – Si, credo tutti la conoscano… io personalmente non la avevo mai davvero approfondita, quindi il film è stata una occasione di studio. La cosa che mi ha colpito di più è stata l’abilità di Gacy nel mascherare la sua vita sociale, con quello che era il suo terribile segreto, senza far sospettare mai nulla a nessuno.

AM – in che tipo di film ti vedi nel futuro?

MdL – Ecco una bella domanda! Spero in molti generi differenti, però adoro i thriller psicologici e mi piacerebbe interpretare un supercattivo genialoide, magari meno violento sul piano fisico e più sadico mentalmente.

AM – come è stato il rapporto col regista Adam Ford e con Cristopharo?

MdL – ” Tu sei un ribelle” è stata una delle prime frasi che Adam mi disse mentre parlavamo su cosa provavo nel recitare una parte omosessuale (essendo io etero) e dove ci sarebbero state prove fisiche molto dure. È stato di un’umanità unica, teneva a me come se fossi una pianta, mi ha accudito per tutto il set con calma e professionalità fuori dal normale.

Domiziano invece, si “incazzava” più facilmente, essendo lui alla camera e alla fotografia (con la febbre!)… mi dava posizioni che poi non rispettavo e questo mio muovermi troppo lo faceva impazzire! Ma la cosa più bella è che a inizio e fine set mi abbracciava, ed era il suo magnifico modo di rispettarmi e ringraziarmi; cose così non si vedono tutti i giorni.


Regia: Adam Ford

Interpreti: Matteo De Liberato (Gacy), Rikky Fiore (la vittima), Marco Pielich (seconda vittima) e Manuel Favaretto (ologramma)

Sceneggiatura, Fotografia, Effetti speciali: Domiziano Cristopharo

Musica: Mauro Crivelli

Artwork: Martin Trafford



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