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antoniettamasina

NOSFERATU: principe delle tenebre e ultimo dei romantici

Aggiornamento: 5 mar 2022

Il prototipo delle numerose opere cinematografiche dedicate alla figura del conte Dracula lo si deve rintracciare nel “Nosferatu” di Murnau, realizzato all’indomani della Grande Guerra, in Germania. Liberamente ispirato al noto romanzo di Bram Stoker, il film di Murnau si colloca nell’ambito dell’espressionismo tedesco; insieme a “Il gabinetto del dottor Caligari”, “Homunculus”, “Vanina”, “Il dottor Mabuse” e altri, il “Nosferatu” di Murnau fa parte, secondo Kracauer, di “un gruppo di pellicole” che “si specializzò nel rappresentare i tiranni”.


Graf Orlok è fondamentalmente una rilettura fatta da Murnau del personaggio di Dracula, oltre che della tradizionale immagine del vampironel folklore slavo. Il nome Orlok è foneticamente affine al romeno Ordog, ossia Diavolo, così come allo slovacco Vrolok (vampiro o lupo mannaro). Il termine Nosferatu invece, spesso utilizzato nel corso del film non in senso generico ma alla stregua di un nome proprio, riferito ad Orlok, deriva da un lato dal Nosferat (la “u” finale è un’aggiunta posticcia) romeno (non-spirato) dall’altro dal termine greco Nosophoros: “portatore di pestilenza”.

Se nel romanzo di Stoker la figura di Dracula, contrapponendosi alla repressiva e perbenista società vittoriana, incarnava il desiderio-timore di sovversione delle regole sociali e morali, Murnau attua una più specifica interpretazione psicoanalitica. Orlok, in questa chiave, è l’alter ego di Hutter, sfogo delle pulsioni nascoste nell’inconscio del giovane, presentato come un individuo dalla chiara immaturità emotiva (e sessuale), che trova sfogo nella sessualità deviata e aberrante di Orlok, il quale diventa a sua volta la risposta all’inappagamento sessuale di Ellen, al tempo stesso tentata ed inorridita dal mostro.

Il mondo irrazionale e onirico in cui Hutter sprofonda nel viaggio e durante la permanenza al castello (dove, non a caso, Ellen può intervenire in sogno) è caratterizzato dallo scontro tra il giovane ed il suo alter-ego Orlok, con la vittoria del secondo. Nella seconda parte del film Hutter esce infatti quasi di scena, mentre Ellen deve ora confrontarsi direttamente con Orlok.

Per ovvie ragioni i Nosferatu di Murnau ed Herzog sono inscindibili di fronte ad una analisi, in quanto il secondo è un remake del primo, che a sua volta è liberamente ispirato al testo di Stoker. A causa della mancanza dell’acquisizione dei diritti di autore (infine ugualmente violati), Murnau fu costretto a mutare ambientazione e nomi dei personaggi: nel testo scritto dalla Transilvania si arriva in Inghilterra, nel testo filmico, lo spostamento avviene tra la Transilvania e la Germania, quest’ultima – ricollegandoci a Kracauer – terra di rappresentazione tiranni.


Herzog ha affermato di considerare il film di Murnau la pellicola più importante mai prodotta in Germania, e di averlo voluto rifare per stabilire un collegamento tra il grande cinema tedesco del passato e il cosiddetto “nuovo cinema tedesco”[1], di cui egli è un esponente.

Sebbene il film di Herzog rispetti fedelmente le vicende narrate del film originale, il regista (probabilmente per ragioni di botteghino) ha ripristinato i nomi del romanzo di Stoker, i cui diritti erano ormai scaduti mentre Murnau per via dei diritti d’autore ancora validi al momento della realizzazione del suo film era stato costretto a cambiarli. Tuttavia, rispetto al romanzo di Bram Stoker, i nomi di Mina e Lucy sono invertiti. La tematica del “Nosferatu” di Herzog è quella tipica dei suoi film: il vampiro diventa un escluso, un essere discriminato e privo di affetto, che rispetto alle convenzioni della società borghese presenta dei tratti addirittura eversivi. Di contenuto completamente opposto risulta invece l’opera di Murnau.  Collocata il più delle volte nella dimensione dei film di carattere psicanalitico, essa viene letta come “viaggio iniziatico” che porta alla fissazione dell’Io attraverso il superamento delle forze caotiche dell’inconscio.

Intorno alla figura del Conte Orlok interpretato da Schreck aleggiano molte strane leggende; secondo alcuni, sotto il trucco mostruoso del conte Orlok non si celerebbe Schreck, ma lo stesso Murnau, irriconoscibile. Altri sostengono che Murnau si sia recato nei Carpazi per cercare un vero vampiro. Le strane leggende sono state alimentate nel tempo anche a causa della curiosa coincidenza legata al significato del nome Max Schreck che, in tedesco, suona come “Massimo Spavento”. In realtà, benché la coincidenza del nome sia curiosa (e sia stata peraltro sfruttata dallo stesso Murnau), l’ipotesi dello Schreck attore sembra essere confermata dagli annali di teatro, dove tra i protagonisti minori vi sono citazioni riguardanti un tale Max Schreck, che nelle foto d’epoca appare sorridente ma sinistramente somigliante al conte Orlok.

Alla storia della lavorazione del film è dedicata una pellicola del 2000 del regista E. Elias Merhige, dal titolo L’ombra del vampiro, nella quale Murnau è interpretato da John Malkovich e Schreck da Willem Dafoe. Nella visione fornita dal film, si cavalca l’ipotesi che Max Schreck fosse un vero e proprio vampiro e non un attore teatrale.

Le informazioni riportate in questo articolo son tratte da wikipedia, a cui vi rimando per approfondimenti, mentre in conclusione, vi lascio a questo interessante articolo che analizza le influenze pittoriche nell’opera di Herzog:



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