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La doppia vita di Veronica: scegliere di correre verso l’amore o verso l’arte?

  • antoniettamasina
  • 15 nov 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 mar 2022

La polacca Weronika e la francese Véronique sono fisicamente identiche e non si conoscono, ma ciascuna delle due intuisce confusamente l’esistenza dell’altra. Tra le cose che hanno in comune (mancine, musicalmente dotate, orfane di madre) c’è una malformazione cardiaca. La prima ne muore, ma resta im-percettibilmente vicino all’altra, quasi guidandone le scelte di vita. Film enigmatico in bilico tra realtà e mistero, da sentire più che da capire razionalmente, e non a caso la musica di Zbigniew Preisner qui ha una funzione trainante.


Attraverso vetri, finestre, specchi. Weronika e Véronique si riflettono nel medesimo flusso precario della vita in una regia sofisticata ma mai appariscente che duplica e quadruplica la protagonista nello spazio emotivo e filmico della narrazione, accompagnandosi ad una magnifica fotografia dai sapori ambrati e verdi.

La chiave di lettura del lavoro può riconoscersi con fondamento nella breve frase finale del burattinaio, a riguardo delle due marionette che gli sono necessarie: quella che da farfalla iridescente torna nel buio del Mistero e l’altra che è condannata a portare comunque a termine lo spettacolo della Vita.

Kieślowski era nato –fisicamente e cinematograficamente- in Polonia, ma si era poi volontariamente trasferito in occidente: “La doppia vita di Veronica” è in fondo la sua, alle due sponde dell’Europa, fra l’est che inizia a morire coi moti di Danzica ed il crollo del Muro di Berlino e l’ovest che gli sopravvive in una forma complessa e mutata. Ed i critici cinematografici polacchi hanno infatti sottolineato questo aspetto di “allegoria politica” (“La doppia vita di Veronica” è del ’91, e precede di un anno la caduta del Muro).

Indubbiamente il tema dello sdoppiamento in relazione alla caduta del muro, come simbolo di tensione emotiva e sociopolitica (non a caso proprio la figura del DOPPERLANGHER tedesco si suppone che fornisca consigli alla persona di cui ha le sembianze), è un tema caro ai registi dell’est: non possiamo dimenticare le varie “moltiplicazioni” presenti nel film POSSESSION di A. Zulawski, dove Berlino è una città divisa in due dal rasoio d’un muro che ne seziona il volto, sfregiandolo, duplicandolo come la testa d’un Giano bifronte; un muro che condanna la città al doppio, al contrasto e alla tensione tra le parti che aspirano ad appartenere a un’unità impossibile. Simili sono i suoi abitanti: se un uomo non riesce ad essere uno e identico con se stesso che possibilità di sopravvivenza può mai avere una coppia?


La simbologia che impregna quest’opera parte appunto dalla scissione e dal doppio, ma il modo in cui ciò viene ripreso apre nuove prospettive di lettura: infatti la coppia viene continuamente pedinata dalla macchina a mano che con un movimento circolare sembra volerli rinchiudere in un insieme da cui Anna cerca costantemente di fuggire.

Sul discusso, aperto finale di Kieślowski, varie le interpretazioni: le due Veroniche son davvero anche biologicamente gemelle? Cosa avverte il padre di Veronique mentre lei tocca un albero “vivo” e lui con la sua sega elettrica smette di “tagliare” l’albero morto? Il gesto di Veronique sembra quasi un riconciliarsi con il mondo esterno, quasi a voler cercare un contatto con la realtà, un qualcosa di tangibile che ha di fronte e che forse teme sia irreale e folle come le sensazioni doppiamente, fin’ora vissute.

 

SCHEDA FILM (da Wikipedia)Titolo originaleLa Double Vie de VéroniqueLingua originalepolacco, francesePaese di produzioneFrancia, Polonia, NorvegiaAnno1991Durata98 minColorecoloreAudiosonoroRapporto1:66:1GeneredrammaticoRegiaKrzysztof KieślowskiSceneggiaturaKrzysztof Kieślowski,Krzysztof PiesiewiczProduttoreLeonardo De La FuenteProduttore esecutivoRyszard Chutkowski, Bernard-P. GuiremandCasa di produzioneSideral Productions, Tor Production, Canal+, Norsk FilmFotografiaSławomir IdziakMontaggioJacques WittaMusicheZbigniew PreisnerScenografiaPatrice MercierCostumiLaurence Brignon, Claudia Fellous e Elzbieta RadkeTruccoIwona Maria Karpinska,Jolanta Stachecka e Agnès TasselInterpreti e personaggi

  1. Irène Jacob: Weronika/Véronique

  2. Halina Gryglaszewska: zia

  3. Aleksander Bardini: direttore d’orchestra

  4. Władysław Kowalski: padre di Weronica

  5. Jerzy Gudejko: Antek

  6. Philippe Volter: Alexandre Fabbri, il marionettista

  7. Janusz Sterninski: avvocato

  8. Sandrine Dumas: Catherine

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