impercettibili “trasparenze”: THE TRANSPARENT WOMAN
- antoniettamasina
- 15 nov 2015
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 6 mar 2022

Ho ricevuto con immenso piacere l’ultimo film del regista Domiziano Delvaux Cristopharo in occasione dell’anteprima italiana che si terrà a Roma il 28 Novembre c/o il cineclub Detour.
Conoscevo già alcune opere dell’autore, e mi aspettavo un film decisamente difficile da digerire… di non “facile” visione insomma; inoltre la presenza di Roberta Gemma come protagonista, mi faceva temere (e lo dico in modo poco professionale) di doverMi “sorbire” sesso e ed “eccessi” abbinati ad una recitazione magari non eccelsa… beh, cari amici lettori mi sbagliavo… alla grande!
Cristopharo con questo film sorprende, dimostrando di possedere conoscenze stilistiche/registiche ampie ed una cultura cinematografica non indifferente, che gli danno la sicurezza di potersi muovere in territori anche molto diversi dal solito (e dal “suo” solito mi permetto di dire).
Coproduzione Italo/Francese già presentata ai festival di Montreal (Canada), Torremolinos (Spagna) e Blackbird (Usa) TRANSPARENT WOMAN è un film innanzitutto di regia: la scrittura, nella “narrazione” di A. Cavaletto (fedele collaboratore del regista) è volutamente scarna ed abbozzata per lasciare sfogo ad eleganti movimenti di macchina, esplosioni di colore che richiamano i migliori Bava e musiche che son quasi un “terzo personaggio trasparente” del film.
Un film sensoriale, fatto appunto di suoni, luci, colori, suggestioni quasi tattili che ci sembra di poter percepire vedendo il mondo attraverso gli immobili occhi e le dita della cieca protagonista; e proprio qui abbiamo la seconda sorpresa del film, una immensa Roberta Gemma, diva di un “mai rinnegato” porno (a differenza di molte sue “colleghe”) che si rivela oltre che bella e sensuale, anche DAVVERO brava (e mai volgare).
Interpretare il ruolo di Anna – una non vedente – senza scadere nel didascalico o ridicolo sembrerebbe davvero rischioso per un’attrice che ha poca esperienza col cinema “tradizionale”; invece la Gemma si muove con sicurezza offrendo sfumature caratteriali ad un personaggio che ci conquista scena dopo scena.

I nudi non mancano, ma tutto è nella norma, senza provocazioni o eccessi, richiamando le voyeuristiche docce della Fenech (ma anche la bellissima scena iniziale di VESTITO PER UCCIDERE di De Palma) in uno stile italico tutto ’70 confermato dall’azzeccatissima scelta musicale (che a volte però, finisce con l’essere troppo invadente).
Contropartner di Gemma, un altro volto caro a Cristopharo (e a noi donne!) il performer e modello Arian Levanael. Insolitamente privato dei suoi caratteristici tatuaggi, Levanael si presta al ruolo quasi assente di Carlo, il marito di Anna… un uomo che sembra avere più di uno scheletro nel suo “armadio”. E se tutto ruota attorno alla figura di Anna, lei non è la sola attrice del film… abbiamo citato Levanael, abbiamo citato un terzo “quasi personaggio” nella colonna sonora – affidata a Salvatore Sangiovanni e Susan DiBona – con delle magnifiche canzoni di Giovanna Nocetti (presente anche in uno straordinario cameo), ma non posso non citare la CASA… con i suoi rumori ed ambienti, non posso non citare la PORTA chiusa… QUELLA porta in cui Anna non deve entrare. I richiami alla favola di Barbablù son evidenti, accentuati anche da una scelta stilistica “favolistica” nell’irreale messa in scena degli esterni con cieli stellati “fumettosi” e sagome di alberi che richiamano le illustrazioni dei libri dei Fratelli Grimm!
In ultimo va citata un altra figura… quella appunto “trasparente” che da il titolo al film, quel fantasma che come tutti i veri fantasmi, non si vede mai.
Un film davvero insolito, che assimila e ripropone gli anni ’70 senza citare o cadere in copie carbone prive di identità (vedi i lavori dei pur bravi Onetti) che in primis è un omaggio al cinema. Indubbiamente lento, da seguire. Costruito come un mosaico psichedelico e colorato in cui ogni singolo tassello… se preso da solo non rivela granchè del grande disegno finale che pezzo per pezzo vanno a comporre.
Indubbiamente chi ha dimestichezza con certe “storie” e “leggende” già a metà film avrà una chiara idea del segreto che si nasconde (per citare Lang) DIETRO LA PORTA CHIUSA… ma Cristopharo non sembra interessato a stupire, quanto farci vivere in prima persona un altro tipo di orrore: ossia quello di esser consapevoli, grazie alla completezza dei nostri 5 sensi, che Anna – privata di uno solo di essi – ha una idea totalmente diversa del mondo che ha intorno e che pure tocca con mano.

Cristopharo ci mostra con semplice orrore, di come basti una foto (o un nome su un disco), per modificare il senso di un regalo o di un sorriso. Ci fa dubitare e riflettere su quanto poco basti per capire che, spesso, la sincerità è solo una questione di “apparenza”. E che non possiamo fidarci di tutto quello che pensiamo di conoscere bene.
Anna però non è totalmente cieca: grazie ad una App sullo smartphone (realmente esistente ed usata dai non vedenti) riuscirà a darSi una spiegazione, nella ricerca di una pace interiore turbata dalla sua femminea curiosità, dando il via invece ad un incubo. Questa della App per smartphone è una intuizione registica davvero inedita e perfettamente integrata nello sviluppo narrativo e diventa un occhio virtuale “fisico” per la protagonista, mentre una più chiara “visione” a livello cosciente è fornita dall’apparizione di father Mario, il pettegolo prete del paese interpretato da una straordinaria/camaleontica Giovanna Nocetti, che darà alla protagonista le “chiavi” di un passato che le permetteranno di ri-conoscere chi ha accanto: anche qui la scelta di far interpretare un uomo ad una donna, conferisce al personaggio un senso di ambiguità che mette quasi a disagio, rivelandosi una scelta vincente.
Il film e' distribuito in USA da Bayview mentre si trova finalmente anche in Europa grazie a DARKSTAR FILMS (www.goredrome.com)
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