Trama: “Robert Miles è uno psicologo capace di comunicare con i morti e di controllare la mente del suo gatto nero, particolarmente aggressivo nei suoi confronti. Ciononostante utilizza l’animale per compiere le sue vendette e uccidere chiunque gli sia contro. Una fotografa, Jill, che lavora in coppia con due poliziotti di Scotland Yard, scopre che vicino ai cadaveri al momento della morte c’è sempre traccia di un gatto. Lei quindi va a casa dello psichiatra e conferma i suoi sospetti sul fatto che lui sia coinvolto nei misteriosi omicidi”.
Scritto da Fulci, assieme ad uno sceneggiatore di vasta (e varia, rispetto al thriller) esperienza come Proietti, BLACK CAT è un film insolito, dove perfino la mano del maestro trasteverino sfuma in stilemi sofisticati e diversi di ampio respiro internazionale. Sicuramente l’avere avuto una squadra diversa da quella solita, ha portato il regista alla ricerca di diverse forme espressive agevolato anche forse da un budget sicuramente adeguato rispetto alle sue solite produzioni.
Resta invariata la formazione di attori che include i fedeli AL CLIVER, DAVID WARBECK, DAGMAR LASSANDER e DANIELA DORIA che fan da “contorno” alle ottime interpretazioni di MIMSY FARMER ed il “kubrikiano” PATRICK MAGEE (visto oltre che in ARANCIA MECCANICA e BARRY LINDON anche in cult Horror come DEMENTIA 13 di Coppola), mentre il sapore horrorifico della pellicola è stemperato dalla musica orchestrale di PINO DONAGGIO, che vela di malinconia le cupe e oniriche atmosfere disegnate in complicità di una delle migliori fotografie del fedelissimo SERGIO SALVATI. Da segnalare assolutamente le scenografie ed i costumi, che ci tengono costantemente in un epoca sospesa fra passato e presente.
Funzionali ed innovativi (vedi “l’animatrone della donna bruciata) i trucchi di RICCI (che prende il posto di DE ROSSI) soprattutto se visti con gli occhi dell’epoca, penalizzati però dal massacro censorio italiano, che mi spinge a consigliare la versione home video in inglese. La tensione, tipica dei film di Fulci, in questo caso latita, lasciando il posto ad una grande, ipnotica atmosfera che assorbe fino alla fine della visione. Il classico racconto di POE, di cui si mantiene inalterato quasi solo il titolo ed il finale – che omaggia quasi più SETTE NOTE IN NERO – viene riletto in una chiave totalmente inedita, dove le menti del gatto e del suo padrone si dominano a vicenda spingendosi al male.
Se -registicamente parlando – i dettagli sugli occhi degli attori (e su quelli del gatto) sono da manuale, Fulci abbandona qui un pò l’uso dello ZOOM (ma non quello del crane) a favore di lunghe ed ammalianti soggettive. Il film continua a dividere pubblico e critica, c’è chi lo osanna e chi lo sotterra, indubbiamente è il film più sottovalutato della carriera di Fulci… ma un opera attorno alla quale ruotano così tante contraddizioni e visioni diverse, è sicuramente un opera innovativa, vitale, mai banale o prevedibile che merita a mio avviso una visione.
Interpreti e personaggi
Patrick Magee: Robert Miles
Mimsy Farmer: Jill Travers
David Warbeck: ispettore Gorley
Al Cliver: sergente Wilson
Dagmar Lassander: Lillian Grayson
Bruno Corazzari: Ferguson
Geoffrey Copleston: ispettore Flynn
Daniela Doria: Maureen Grayson
Lucio Fulci: dottore (scene tagliate)Doppiatori italiani
Sergio Fiorentini: Robert Miles
Vittoria Febbi: Jill Travers
Luigi La Monica: ispettore Gorley
Manlio De Angelis: sergente Wilson
Germana Dominici: Lillian Grayson
Arturo Dominici: ispettore Flynn
Isabella Pasanisi: Maureen Grayson
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