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FRANKENSTEIN: la “creatura” di Bernard Rose

Aggiornamento: 5 mar 2022


Versione contemporanea del capolavoro di Mary Shelley, perché ambientato nella Los Angeles dei giorni nostri ed interamente raccontato dal punto di vista del mostro.

E’ proprio la creatura creata dal dr. Frankenstein a raccontarci la storia. E’ sua la voce narrante che fa strada alle immagini, così come sono suoi gli occhi con cui vediamo l’orrore che lo circonda.

FRANKENSTEIN di Mary Shelley è un capolavoro del periodo gotico con venature romantiche e fantascientifiche che il mondo del cinema ha più volte rappresentato.

Tra le più amate, come dimenticarla, quella del 1931 diretta da James Whale, con Boris Karloff negli abiti della creatura e Colin Clive in quelli del Dr. Henry Frankenstein, per poi passare a quelle più recenti, vedi la versione di Kenneth Branagh del 1994, l’orrendo I, Frankenstein di Stuart Beattie del 2014 e l’ancora inedito Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein di Paul McGuigan del 2015. Con l’avvicinarsi del bicentenario, d’altronde, il moderno Prometeo non potrà che tornare in vita su grande schermo, con Bernard Rose, regista britannico esploso nei primi anni ’90 con l’indimenticabile Candyman – Terrore dietro lo specchio, tornato al tanto amato genere horror per celebrarne l’occasione.


 

la TRAMA:

rispetta fedelmente tutte le svolte chiave della novella originale, sapientemente ed intelligentemente plasmate in una azzeccatissima ambientazione sub-urbana e vediamo la cratura o “mostro” che da angelo caduto dal cielo qual era, perché etereo nel suo splendore, diventare mostro ripugnante, terrificante. Fallito l’esperimento Victor decide di sopprimerlo, anche per evitargli sofferenze, ma la creatura non può morire. E allora scappa, creando il panico attorno a se’ diventando da angelo, un diavolo.


 

Il giovane attore Xavier Samuel ha qui modo di dimostrare il suo talento (oltre la bellezza sfoggiata in film come TWILIGHT) decostruendo il suo corpo con una mimima infantile e violenta coadiuvata dai bellissimi effetti di Randy Westgate (già al lavoro su film come WOLVERINE e MULLHOLLAND DRIVE). Ottime le musiche di Halli Cauthery, poco noto compositore e violinista che vanta collaborazioni anche con Danny Helfman.

Ritroviamo l’attore “feticcio” Tony Todd a cui è affidato il ruolo piu sofferto e che apre alla speranza… ma no c’è speranza per nessuno in questo film: l’essere umano soccombe al suo stesso orrore – in un modo o nell’altro – e la creatura (che di questo orrore ne è vittima più che artefice) è l’unica a porsi domande e prendere posizione oltre che coscienza.

Lo spirito originale è mantenuto non solo negli eventi, ma anche in certe scelte visive che rimandano ad immagini di pitture classiche (le visioni di Adam in riva al fiume) o a costumi (quello finale della sua “mamma”) che rimandano ad un che di rinascimentale facendo oscillare il film fra il moderno e le atmosfere antiche che ci si aspetterebbe da un opera Gotica.

La vita, il dolore e la morte son per il novello “mostro” tutta una scoperta e un gioco… applica agli altri ciò che viene chiesto a lui di sopportare, sempre per il suo bene sia nella vita che nella morte. Ma il suo bene in vita o morte son solo pretesti per soddisfare l’ego umano o ripararne gli errori.

Curiosa inoltre la scelta di invertire l’importanza che per il mostro ha la figura materna anzichè quella originale del suo “creatore”, e che sia stata proprio una donna a sottolineare questo malato rapporto fra “figlio e padre” sovvertito in epoca moderna da un regista uomo; in questa versione – nel triste finale – il mostro, trascina con se il corpo della madre e non di Victor; la creatura non si arrampica su una piattaforma di ghiaccio in mezzo al mare (e nel libro fa a pezzi la slitta, costruendo una rudimentale pira funebre e vi dà fuoco, adagiandoci il corpo di Frankenstein e lui stesso) ma si addentra nel bosco che lo ha salvato e protetto e da qui usa gli arbusti per creare il rogo purificatore.

Dopo il colossale successo del sofisticato CANDYMAN, sorprende l’approccio totalmente “indie” di Rose a questo film, dove cura tutto dal montaggio alla scrittura. Un progetto fatto e voluto con il cuore, ma un cuore spezzato dalla bruttezza umana. Adam, questo il vero nome del mostro, nasce col cuore puro di un bambino ed impara la cattiveria dagli uomini attimo dopo attimo. Questo è un film estremamente drammatico, violento, dove la metafora è talmente forte da declassare la componente fantastica. Sicuramente un film non per tutti, e non per chi si aspetta un horror.

DA VEDERE.

 

scheda film da WIKIPEDIA:


Directed by: Bernard Rose


Produced by: Christian Angermayer Gabriela Bacher Mohammed Hans Dastmaltchi Klemens Hallmann Elisa Lleras Jennifer Holliday Morrison Yasin Qureshi


Written by: Bernard Rose


Starring:

Carrie-Anne Moss Xavier Samuel Danny Huston Tony Todd


Music by: Halli Cauthery

Cinematography: Candace Higgins


Running time: 89 minutes

Country: United States


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